Ciao, ecco la parte conclusiva del nostro viaggio a Papua. Ciò che segue è la breve storia degli eventi che ci hanno portato nel luogo dove ho scattato la fotografia finalista ai Sony Awards 2019. Se ciò è avvenuto è in gran parte merito della coppia di signori nella fto qui sotto, originari di Java, ma residenti e con attività a Nabire, che ci hanno ospitati nella loro casa e procurato i contatti necessari per l’escursione nella baia del Parco Nazionale di Teluk Cenderwasih.
Nabire è una colorita e vivace città costiera di Papua centrale. Ci arriviamo dopo lo sfiancante trekking nella Valle del Baliem, e dunque ci pare di stare in una metropoli. La gente ci dà subito dimostrazione di quanto sia aperta e cordiale. Un uomo di mezza età, infatti, al quale chiediamo informazioni per raggiungere la sistemazione che cerchiamo, non tarda ad offrirci un passaggio con la propria auto. Ma, nonostante il suo aiuto e la sua caparbietà (chiede ai passanti manco fosse un forestiero) nella ricerca, non riusciamo a trovare questo luogo, una homestay gestita da una coppia che organizza uscite in barca per avvistare gli squali balena. Noi apprezziamo la sua grande volontà, ma non vogliamo che ci faccia da tassista per tutta la sera, dunque gli chiediamo di lasciarci in un hotel che avvistiamo durante il tragitto. Dopo il check-in in questo albergo (il cui padrone, piccolino e dagli incisivi grossi e sporgenti, detiene in cortile un casuario in una gabbia di mezzo metro cubo) ci rechiamo affamati alla ricerca di un luogo per mangiare, anche se, essendo alla periferia di Nabire, la scelta riguardo i ristoranti e i chioschi di strada non è molto varia; sembrano uno la copia dell’altro. Optiamo per il più frequentato, che come gli altri pubblicizza la sua grande varietà culinaria esponendo davanti alle griglie un grosso manifesto di plastica spessa con i disegni degli animali disponibili allo spiedo. Qui nessuno parla o comprende l’inglese, eccetto la giovane figlia dei proprietari che viene spedita al nostro tavolo per l’ordinazione. Approfittiamo per chiedere lei se conosca un tale Simon Di Mara, guida e accompagnatore per quanto riguarda le escursioni nelle zone degli squali balena, pubblicizzato dalla guida Lonely Planet. Lei non pare conoscerlo, ma coinvolge subito la madre, un donnone (nella foto) con due cellulari, alla quale spiega il nostro problema. La signora dà il via alle telefonate e in breve tempo riesce a procurarci un incontro con quest’uomo, che dovremmo incontrare il giorno successivo per stabilire i costi e le modalità. Ringraziamo di cuore madre e figlia, che per di più ci propongono di pernottare presso la loro abitazione. Noi con grande piacere accettiamo, anche se questa notte la passeremo in hotel, già pagato.
Il mattino seguente ci rechiamo a casa di questa famiglia, poco distante dal nostro alloggio, dove facciamo la conoscenza di Dwi (in foto), il marito della signora del ristorante e padre della ragazza. Dwi è simpaticissimo e sorridente ed è proprietario del ristorante, di un autolavaggio e di una quindicina di galli, che utilizza per combattimenti clandestini. E’ lui ad accompagnarci da Simon, che incontriamo mentre accompagna il figlio a scuola. Qui ci accordiamo per l’escursione, che avverrà tra due giorni. Il resto alle immagini.
Portiamo con noi l’indispensabile, ossia maschere, pinne e GoPro e ci dirigiamo insieme a Simon e altri due papuani verso il mare aperto. Il solo pensiero di incontrare gli squali balena da qui a poco mi fa emozionare. E’ mezzogiorno, il mare è calmo e il sole, al suo massimo splendore, fa brillare l’acqua che ci bagna i volti. Qualche nuvola poco minacciosa ci sovrasta e in lontananza si vedono piccoli isolotti che paiono disabitati. Mezz’ora dopo la barca inizia a rallentare e una struttura galleggiante si presenta di fronte a noi. E’ un’ingegnosa costruzione in legno e metallo, alla quale sono agganciate enormi e giallognole reti da pesca, immerse quasi interamente in acqua. Queste sono piene di pesciolini, che attraggono soprattutto gli squali balena, facilmente visibili in questa parte di mare. Oltre ai pescatori, sulla piattaforma sono già presenti altre persone, anche loro qui per avvistare i maestosi pesci. Nessuno è però in acqua. E’ quello che speravo. Appena ci agganciamo alla piattaforma di pesca con la barca, non passa un minuto affinché mi tuffi. Sono in mare, da solo, e attorno a me nuotano quattro squali balena.
Chiara, in principio titubante, mi raggiunge in acqua e si gode anche lei lo spettacolo dal mare.
Purtroppo circa trenta minuti dopo veniamo raggiunti da un paio di imbarcazioni stracolme di turisti indonesiani, i quali hanno come unico interesse quello di cercare di aggrapparsi agli enormi animali, di fatto infastidendoli. Nonostante ciò, gli squali fanno di tutto per raggiungere il pesce che gli viene fornito a secchiate dai pescatori, ritornando a tutta forza in superficie di tanto in tanto.
Le due ore trascorse in acqua sono tra le migliori mai vissute. Arrivederci Teluk Cenderawasih, arrivederci Papua!
Grazie per la visita, a molto presto!
Bellissime foto
Grazie!! Ciao